Treviso Porta Santi Quaranta e Treviso Centrale (capolinea) logo di Google logo di Visual

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L'Ostiglia curva a destra poco prima della stazione di Treviso Santi Quaranta per innestarsi con la Vicenza-Treviso. Questo è il passaggio a livello di via Paludetti al km 113+527. Non si può fare a meno di notare il cunicolo in mattoni che fa defluire le acque del fossato stradale.
Staccionata superstite lungo il percorso dell'Ostiglia. Sullo sfondo il passaggio a livello chiuso per il transito di un treno della linea Vicenza-Treviso.
Passaggio a livello di via Paludetti della linea Vicenza-Treviso con casa cantoniera di tipologia quasi uguale a quelle dell'Ostiglia.
Treviso Porta Santi Quaranta. Stazione al km 114+371. Il binario dell'Ostiglia comunica con degli scambi con l'adicente linea a doppio binario Vicenza-Treviso e prosegue in sede propria a fianco di essa per Treviso Centrale.
La stazione prende il nome dalla cinquecentesca porta urbana della cinta muraria di Treviso dedicata ai Santi Quaranta, martiri cristiani di Cappadocia, tutti soldati della XII legione "Fulminata", messi a morte per non aver voluto abiurare la loro fede.
Le luci del tramonto illuminano la facciata esterna della porta sormontata dal leone alato di San Marco, opera questa di sicuro rifacimento dato che i simboli e gli emblemi della Serenissima Repubblica vennero sistematicamente scalpellati via dal rivoluzionario regime napoleonico per barbaramente cancellare il ricordo di un glorioso passato.
 

Cartolina d'epoca.
La stazione di Treviso in una cartolina illustrata di poco antecedente al 2° conflitto mondiale. La ferrovia era giunta da Mestre nel 1851, primo tratto del tronco per Udine e Trieste. I lavori rimasero fermi diversi anni a Casarsa a causa delle difficoltà (tecniche e finanziarie) che si incontrarono per realizzare l'attraversamento del fiume Tagliamento. La stazione di Treviso fu rasa al suolo dai B-17 americani (le famose fortezze volanti), insieme con buona parte del centro storico (si parla dell'80% delle costruzioni), nel tragico bombardamento del Venerdì Santo del 1944 (7 aprile) che causò innumerevoli vittime tra la popolazione civile.

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